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382 | libro terzo |
Sudario risuonano nelle maggiori solennità de’ soavi ad un tempo e maestosi concenti de’ musici della Cappella Regia. Tulta la citta accorre ad udire il mesto canto delle lamentazioni di Geremia nella Settimana Santa. Qui s’udiva il magico archetto di Pugnani e di Viotti, e qui eccellenti maestri spiegavano e spiegano la pompa di caste e sublimi armonie, degne del Dio vivente, non mai profanate ad accompagnare i trilli o le danze lascive delle Frinì teatrali.26
Ma dove lascio quel pergamo sul quale più forse che sopra ogni altro d’Italia la sagra eloquenza spande i rivi delle salutari sue dottrine, ora di serene letizie ammantandosi ad allettamento de’ cuori deboli ed erranti, ora tuonando fra le nubi procellose e i fulmini guizzanti della sospesa ira di Dio a spavento de’ cuori indurati, delle volontà ribelli?
Ella è questa cattedra una delle nostre glorie più pure. Nè vorrei che la fama di cui gode ingenerasse talvolta ne’ sagri oratori il pensiero che, per lenocinio di stile e per pompa di rettoriche vaghezze, debba segnalarsi chi vi ascende a bandir la divina parola.
La parola evangelica è tanto bella per se, che solo ad esporla con vocaboli appropriati, con ordine e semplicità, investe di sua grazia sovrumana lo stile, e lo fa non solo piacente, ma ciò che più monta, efficace; e tutta la bellezza che dalla stessa divina