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344 | libro terzo |
gli presentò le chiavi. Procedendo poi il re innanzi a cavallo in compagnia del duca, trovò monsignor rev.mo Girolamo della Rovere in abiti pontificali, seguitato dal clero; discese allora da cavallo, baciò la croce, e die grata udienza all’orazione detta da quel prelato. Dopo del che si fecero innanzi li magnifìci sindaci della città di Torino Gio. Battista Graciis e Gio. Antonio Parvopassu, e fatta riverenza a S. M., dissero queste parole: « Sire, li Sindaci et agenti di questa città di Turino, riverentemente baciano le Reali mani di S. M., e si rallegrano molto del suo felice arrivo qua, et d’ordine di nostro signor Duca vengono a riceverla, se non con quel’honore che merita la grandezza sua, almeno con un devoto animo, et ad offerirle la città, gli huomini et ogni loro potere a suo diuoto servicio ». Aringa assai breve, a cui seguitò una risposta ancor più breve, di grazioso sembiante e non d’altro.
Risalita poi S. M. a cavallo, fu accolta sotto ad un baldacchino di tela d’oro. De’ quattro lignaggi soliti a portar le aste in somiglianti occasioni, due erano mancati, cioè i Gorzano e i Beccuti. Rimaneano i della Rovere ed i Borgesi. Onde in quell’occasione il bastone dritto ultimo (luogo più degno) fu portato dall’illustre sig. Gio. Francesco della Rovere; ed il sinistro ultimo, già de’ Beccuti, da Giovanni Paulo consigliere della città. Il primo bastone destro, già de’ Gorzano, era stato dalla Città ceduto al