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340 | libro terzo |
avea suppellettili sacre. Ventitré anni dopo davasi mano a ristorar la fabbrica.26
Nel 1612 vi furono introdotti gli Agostiniani scalzi, i quali alcuni anni dopo passarono alla cappella del Parco ducale, e di là furono, costrutta la chiesa di San Carlo, trasferiti a quel nuovo e ricco tempio.
Abbiam veduto che nel 1624 vi fecero breve comparsa i Teatini. Ma la chiesa era piccola, la casa vie più disagiata, l’aria si riputava mal sana, e non s’accettava quel sito se non come un principio di stabilimento.
Il quattro dicembre 1675 Madama Reale Maria Giovanna Battista, vedova di Carlo Emmanuele ii, permise ai Trinitarii scalzi venuti da Barcellona di stabilirsi in quella chiesa.
Nel 1693 don Antonio di Savoia, abate commendatario della Chiusa, ne concedette in perpetuo l’uso a quei frati che aveano, com’è noto, per proprio pietoso instituto, la redenzion degli schiavi.27
Quando Vittorio Amedeo ii volle dirizzare ed allargare la via che conduce a Porta Palazzo, ed aprire allo sbocco della medesima una piazza, si diede ai Trinitarii scalzi altra sede nella casa allora chiamata Ropolo, in via di San Francesco di Paola, nell’isola stessa dell’antico collegio delle Provincie (1731).28 La loro chiesa a Porta Palazzo fu distrutta.