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capo secondo | 337 |
Santa Croce, che presto abbandonarono la chiesa e andarono a San Michele, dove, per la ristrettezza del sito, non poterono neppure durarla a lungo.
Quando Emmanuele Filiberto restaurò l’ordine di San Maurizio nobilitato ed arricchito coll’unione di quello di San Lazzaro, ebbe in animo di costrurre la chiesa d’esso ordine nel castello di Torino. Ma non die esecuzione a quel disegno, e fu invece deputata a tal uso la cappella di San Lorenzo, che si ufficiò anche per qualche tempo da alcuni cavalieri sacerdoti, e da un priore che doveva essere un sacerdote nobile ornato di gran croce.24
Nel 1728 Vittorio Amedeo ii si risolvette di dar finalmente a quell’illustre milizia una chiesa che le, appartenesse, e fosse capo d’ordine; e rivolse il pensiero alla chiesa di San Paolo, chiamata più comunemente di Santa Croce, sia perchè attigua allo spedale Mauriziano, sia perchè rifatta di nuovo con molta eleganza. Ma invece di trattarne l’acquisto colla confraternita che la possedeva da oltre un secolo e mezzo, che l’avea costrutta, conservata ed ornata, usando que’ termini assoluti che gli erano così connaturali, e quel rigor di legge fiscale per cui erasi segnalato otto anni prima, sostenne che la cessione fatta dall’abate di San Solutore senza consenso del sovrano era nulla; e obbligò la confraternita a dismetter la chiesa, promettendo solo benigni riguardi po’ miglioramenti. Nel qual fatto
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