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270 | libro secondo |
della immunità ecclesiastica, chiedeva la restituzione del prigioniero. E non consentendo i padri, cominciava a far rompere la porta del chiostro, se non che, ai primi segni di violenza, Benzo gli fu renduto. All’indomani per altro, meglio illuminato a discernere i proprii diritti e quei della Chiesa, rendette il prigioniero in luogo immune nel convento della Madonna degli Angioli, donde il 16 novembre fu ricondotto in San Domenico, e, secondo l’accordo, immediatamente riconsegnato nella forza del duca, e condotto nella fortezza di Verrua ond’esservi guardato a nome dell’arcivescovo di Torino, il quale non avea carceri proprie.15
La via di S. Domenico al di là della strada d’Italia piglia il nome di via del Gallo. E qui l’andar tortuoso d’essa via, e le case varie di forma e d’altezza, e i cortili angusti ci avvertono che siamo di nuovo in una parte di Torino che conserva maggior vestigio d’antichità.
Appena fatti pochi passi s’apre a destra una via molto stretta che conduce alla piazza del Palazzo civico (via de’ Pasticcieri).
Sul cominciare di detta strada a manca sorgeva un tempo la chiesa di S. Pietro, de curte ducis, così chiamata perchè non lontana era la corte del duca Longobardo, ma chiamata volgarmente San Pier del Gallo. Fu da tempi mollo rimoti chiesa parrocchiale. Nel secolo xvi era angustissima, con un solo altare, senza