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capo settimo | 259 |
il calor delle fiamme. La cappella e parie della nave destra si dovettero rifabbricare, e furono ristrette secondo le regole del novello dirizzamento della strada d’Italia. Nel 1776 i padri fecero rifar di marmo l’altar maggiore della chiesa, e due anni dopo anche quello di S. Vincenzo Ferreri. Nel 1780 Vittorio Amedeo iii costrusse la cappella del beato Amedeo, e là ornò di due medaglioni di marmo raffiguranti la beata Ludovica e la beata Margarita di Savoia, secondo i disegni dell’architetto Bò. L’archi lettura della graziosa cappella del Rosario è disegno di Luigi Barberis. La tavola colla Vergine che avendo in braccio il Bambino porge il Rosario a S, Domenico in presenza di Sta Catterina da Siena, è una delle buone opere di Giovanni Francesco Barbieri da Cento detto il Guercino. Questa cappella già possedeva, prima de’ tempi del Guercino, vale a dire, nel 1584, una tavola molto bella. Monsignor Peruzzi nella sua visita dice che quell’altare era ornato pulcherrima icona, e che una volta al mese vi si faceva una procession generale col concorso di tutto il popolo. I quindici misteri che vedonsi attorno al quadro furono scolpiti in medaglioni di legno da Stefano Maria Clemente.
In altro altare la tavola di S. Vincenzo Ferreri in atto di predicare al popolo, è di Giuseppe Galeotto, figliuolo di Sebastiano, pittore di mediocre bontà, ma inferiore al padre. Sebastiano, pittor