Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
22 | libro primo |
più vasta significazione. Il Vernazza, che molto imparò dal Terraneo, molto dal Carena, ma l’ingegno del quale amava raccogliersi e meditare punti speciali d’erudizione e di critica, senza tentar voli più alti, pose all’amico un’iscrizione.4
Ascendevasi quindi la lunga costa, per cui si sale dal fiume al palazzo detto di Madama, ed allora chiamato castello di porta Fibellona. Quel lungo spazio era splendido di palazzi, era coperto di pascoli, di campi e di piante. La porta orientale della città era allato al castello, verso il meriggio. Ma senza entrarvi per ora, continuiamo in ispirito la nostra breve peregrinazione attorno alle mura torinesi.
Dal ponte di Po piegando a destra, e così verso il nord, incontravasi la chiesa di S. Lorenzo,5 che dipendeva dall’abate di S. Mauro, ma che nel secolo seguente fu unita al capitolo della cattedrale. Poco lontano eravi la casa del recluso; cioè una cella dove un divoto s’era fatto rinchiudere e murare per vivere e morire in volontaria prigione, facendo penitenza de’ proprii e degli altrui peccati. Una finestretta dava passaggio ai cibi che la carità pubblica gli recava. Siffatte straordinarie austerità non erano allora tanto rare, ed interveniva a consacrarle l’autorità della religione.
Seguitando la linea delle mura della città verso il nord, trovavasi la porta del vescovo a capo dei vicolo che mette dalla piazza di S. Giovanni al bastion