Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capo sesto | 235 |
Nel 1755 l’insegnamento della teologia moliniana,
che forse era ristretto a qualche provincia dell’ordine,
increbbe al generale de’ Carmelitani Ponlalti,
il quale fe’ prova di molto senno scrivendo al re di
Sardegna: prescrivesse ai Carmelitani del regno di
uniformarsi alle dottrine dell’università, insegnando
la teologia di S. Tommaso. Ma in queste materie
non s’incontra quasi mai agevolezza o docilità. La
provincia carmelitana fece varie rimostranze e non
obbedì. Sicchè il Pontalti fu costretto a mandarne
quattr’anni dopo precetto d’obbedienza a pena di
privazion d’officio. Allora finalmente obbedirono.
Se mai vi fu tempo nel quale i regolari dovessero studiar attentamente ogni loro azione, ogni passo, ogni detto, e mostrarsi tutti consenzienti in unità di dottrine, quello era certamente il secolo xviii, in cui molto scaduti nella pubblica opinione, combattuti, insidiati da tanti nemici, pochi di buona, molti di mala fede, vedeansi di giorno in giorno grandemente pericolare.
Pure Iddio permise che molti ordini dessero spettacolo di scandalose dissensioni, e d’intestine discordie.
Anche gli Agostiniani si misero in capo di dettar una teologia che fosse loro propria, e fondata unicamente sulle opere del gran Dottore da cui pigliano il nome. Cominciò questa novità a Murcia in Ispagna. I Domenicani levarono gran rumore, dicendo: le