Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/21


libro primo, capo primo 17


Delle fortificazioni d’essa città a’ tempi d’Emma nuele Filiberto discorre quell’alto ingegno di Nicolò Tartaglia nel suo libro: De’ quesiti et inventioni diverse; ivi si legge: Che le quattro fazze di questa città con li detti baluardi ovver bastioni sono state fatte modernamente de muraglia noua grossissima, et hanno lasciato dentro di se tutta la muraglia vecchia con alquanto de interuallo tra la muraglia noua et la muraglia vecchia, et cadmio de’ quattro baluardi a due cannoni di dentro della noua muraglia, che guardano quello spazio ovver interuallo ch’è fra la muraglia noua et la vecchia. Nel mezzo di ciascuna muraglia, due forme piatte, ovver cavalieri che guardano li baluardi, e fosse che circondano la città, larghe passi quattordici, e nella, sommità, ovvero bocca, passi sedici, e alte passi quattro.

Lo stesso autore soggiunge, che i lati nord e sud delle mura correvano lo spazio di 360 passi; gli altri due lati, un po’ meno. Era dunque Torino di forma quadrilunga, e di circa millequattrocento passi di giro.

Ne’ tre secoli seguenti, l’ingrandimento di Torino, divenuta ferma residenza de’ monarchi, progredì molto veloce fino all’ampiezza di cui la veggiamo; ma prima di discorrerne, ragion vuole che si parli della regione circostante, che allora era campagna, ed ora in gran parte s’ammanta di nobili palagi, e di pulitissime case.

Vol. II 3