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capo quarto | 203 |
chiesa perchè i confratelli non se ne curavano. Molti religiosi udendo questo l’aveano già domandata, onde la compagnia impaurita fu sollecita di far riformare l’altar maggiore secondo il disegno del signor Carlo Castellamonte. L’anno seguente rifece il campanile.
Intanto nacquero gravi contrasti fra la Città e la compagnia del Corpus Domini da l’una parte, e la confraternita dall’altra, perchè questa pretendeva aver l’uso non solo della chiesa di San Silvestro, ma altresì di quella del Corpus Domini; e la Città non volea concederlo sotto pretesto dell’unione, nè per l’una chiesa, nè per l’altra. Le contese s’accesero, avvelenarono gli animi. Se ne impacciarono l’arcivescovo, il papa inutilmente. Intervenne come mediatore il padre Giovanni di Moncalieri, cappuccino di grand’opinione. Non fu udito.
Nel 1653 il 9 d’ottobre Madama Reale Maria Cristina ebbe la bontà di chiamar le parti avanti di sè, d’udirle per ben qualtr’ore; e all’indomani mandò proponendo per mezzo del gran cancelliere Morozzo, un progetto improntato della sua generosità per la separazione delle due chiese. Si venne ai voti. La confraternita con 138 voti contra 10 contrarii vinse il partito di supplicar Madama Reale di rimetterla ai termini di giustizia. Durò la lite dal 1638 al 1662, nel qual anno al primo di luglio si convennero finalmente le parti intorno alla divisione da farsi, e ciò a mediazione di Petrino Gay, confratello dello