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capo quarto | 201 |
procedeano su due file i confratelli romani, mettendo in mezzo i fratelli dello Spirito Santo ordinati in una sola fila. Condottili nella loro chiesa a render grazie a Dio, li accompagnavano quindi nell’ospizio; dove in due magnifiche sale coperte d’arazzi lavavano loro i piedi. Fattili di poi passare nel refettorio, li riceveano a lauta mènsa, a cui presiedeva monsignor Giustiniani primicerio. Dopo la cena, li accomodavano di pulitissimi letti. Era la domenica delle Palme. Rimasero in quel cortese ospizio sino al giovedì santo, nel qual giorno ciascuno erasi procurato un albergo a piacer suo. Intanto non mancò l’arciconfraternita romana d’accompagnare la compagnia piemontese alla visita delle basiliche designate per l’acquisto delle indulgenze del santo giubileo. La confraternita dello Spirito Santo, per corrispondere a tante gentilezze, offerì alla chiesa delle Sagre stimmate una lampada d’argento.
Nel paese d’Arcadia, e quando la medesima più fioriva, non dovea mancar qualche povero pastore che celebrasse l’arrivo della nostra confraternita nella città eterna. E non mancò. Un sonetto che ho sott’occhio ha questa terzina che non è cattiva:
E quinci e quindi di Francesco i figli Mira, e gir atti d’amor concorde e vero, Nè sa chi meglio al genitor somigli. |
Vol. II | 26 |