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capo quarto 197


Fino dai primi tempi poichè fu fondata la confraternita dello Spirito Santo, di cui facean parte uomini notabili per nascita, per dignità, per ricchezze, si dedicava essa al pietoso ufficio di soccorrere ed ammaestrare i Catecumeni.

Nel 1652 il padre Francesco Maria Bianchi, inquisitor di Torino, propose al cardinale Francesco Adriano Ceva, suo zio, d’aiutar l’erezione d’un ospizio in questa città per quelle povere persone eretiche, le quali giornalmente si presentavano al Santo Ufficio per abiurar l’eresia e farsi cattoliche. Il pio cardinale gradì quel pensiero, e die a tal fine una somma. Il Bianchi ricercò la confraternita dello Spirito Santo, onde volesse incaricarsi di fondar con quei danari una casa, in cui ricevere, nudrire, ammaestrare gli infedeli e gli eretici desiderosi di venir alla fede cattolica. La compagnia accettò con piacere l’incarico; comprò una casa attigua alla chiesa, e vi aprì l’ospizio.

Nel 1656, morto il cardinal Ceva, papa Alessandro vii, a cui piaceva infinitamente quel pio instituto, con suo motu proprio indirizzato a monsignor Fransoni, tesoriere generale, donò all’ospizio dei Catecumeni di Torino tutti i termini delle pensioni sui beneficii e sulle chiese del Piemonte, già goduti dal Ceva, e non esatti, che sarebbero stati perciò devoluti alla Camera Apostolica.

La nostra città è terreno propizio alle opere di