Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/191


capo quarto 187

quell’altare subitamente risanò. E v’hanno ancora due provvisioni del Capitolo della metropolitana del 1455 e del 1459 relative al tabernacolo in cui si dovea riporre l’ostia miracolosa.2

Nell’archivio della confraternita dello Spirito Santo (docum., categ. 1, vol. 1) si conserva una relazione del miracolo di carattere del secolo xvi, che si dice ritrovata in un libro di bergamina, il quale è scritto per mano del Rev. padre don Gio. Gallesia et citadino anticho de Turino con molte altre historie antiche.

Siffatta narrazione è di data posteriore alla riedificazione del Duomo Torinese, di cui fa parola (1493); ma abbonda in particolari, e citai nomi di molti che furono testimonii oculari del miracolo. Questa carta è all’incirca la medesima che si conserva nell’archivio di città coll’autentica del notaio Tommaso Valle, e che fu pubblicata dal Semeria.3

Una prima cappella assai vaga in commemorazione del miracolo fu edificata nel sito medesimo in cui era accaduto, l’anno 1523, essendo il mondo ottenebrato dalle guerre e dalle pestilenze. Ne murò l’edifizio maestro Matteo di San Michele da Milano.

In seguito poi ad un voto fatto nella peste del 1598, la città fondò nel 1607 la bella chiesetta che di presente si vede sui disegni del celebre Ascanio Vittozzi, stata poi nel secolo scorso, troppo forse arricchita di dorature e d’altri ornamenti dal conte Benedetto Alfieri, in occasione della terza festa secolare.