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182 libro secondo

disparve. Ma quel cortile che ne serba il nome avrà sempre una pietosa memoria. Poichè cola per cura del venerando canonico Giuseppe Cottolengo, di santa memoria, s’allogavano nel 1827 pochi letti in povere camerette per ricevere infermi abbandonati; e si gettavano così i fondamenti di quella piccola Casa della Divina Provvidenza che, trasferita nel tempo del cholera a settentrione della città, s’apre adesso a tutte le specie di calamita e di miseria, non mantenendosi d’altro che di carità.

La piazza dell’Erbe, così bella di proporzioni architettoniche, è disegno del conte Benedetto Alfieri, zio del sommo tragico.

Fu rifatta in esecuzione d’un biglietto regio dell’8 d’ottobre 1756, che ordinò pure il raddrizzamento della strada d’Italia fino alla torre.

Questa picciola ma graziosa piazza, via più vaga apparirà quando s’adorni del monumento che la grata munificenza del Re innalza ad una delle maggiori glorie dell’antica sua stirpe, Amedeo vi, detto il Conte Verde, morto il primo di marzo del 1385. Il gruppo in bronzo ricorderà una delle battaglie che quel gran capitano combattè nel 1366 e 1367 contro ai Turchi in Oriente, a difesa del greco impero, ch’egli solo, colle sole sue forze salvò dall’imminente ruina. Vedesi Amedeo in tutta la forza e la bellezza della prima virilità che appunta il ginocchio al fianco, e cala con tulio l’impeto del suo