Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/172

168 libro secondo, capo secondo

colonne. Di vaghe proporzioni è il cortile quadrilungo, colle gallerie che s’alzano alle due estremità. Le due grandi nicchie tra gl’intercolunnii dove ora sgorgano due fili d’acqua, doveano, secondo il disegno, accoglier le statue di Carlo Emmanuele ii e di Madama Reale Cristina. In alto, sopra la loggia, all’ultimo piano, vedeansi le armi reali di bronzo fuse con rara maestria da Lafontaine e da Simone Boucheron,13 venuto poco prima di Francia, e molto adoperato, come vedremo, ne’ lavori della cappella del Santo Sudario.

L’arme della città trovasi ricordata assai sovente nei fregi architettonici di questo palagio. È noto che Torino fa per arme un toro d’oro in campo azzurro; questa era l’insegna del Comune fin da’ tempi antichissimi. Ne ho vedute memorie del secolo xiv, e non dubito che fosse usata anteriormente e fin dall’epoca in cui s’introdusse l’uso di tali insegne (secoli xi e xii). È questa una delle così dette arme parlanti.

Nel mezzo della piazza del mercato, poi chiamata dell’Erbe, eravi nel secolo xiv un pozzo, vicino al quale s’alzò più d’una volta lo stromento dell’estremo supplizio a punizione de’ traditori e d’altri scellerati.