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capo secondo | 163 |
insultante preponderanza; e ridonò alla patria l’indipendenza antica.2
In quell’occasione la torre ebbe la base e la porta di marmo, fu ornata di pitture e d’iscrizioni che rammentavano le vere e le favolose origini della città. Il quadrato della torre finiva sopra le campane con una galleria, sopra la quale s’innalzava una piramide ottangolare, cimata da un globo, surmontato dalla croce, nella cui asta inferiore era passato un toro, arme antica de’ Torinesi. Sotto all’orologio, inferiormente alla metà dell’altezza, vedevasi un globo ordinato con tal magistero, che dimostrava i diversi aspetti della luna.
Dalla torre della Città si diedero per assai tempo i segni delle ufficiature e delle feste della chiesa del Corpus Domini; e dal 1687 in poi, in seguito ad invito dell’arcivescovo Michele Beggiamo, si suonò verso le dieci di ciascun giorno festivo l’avviso dell’ora in cui cominciano alla metropolitana i divini uffizi.
Siccome la torre ingombrava la via di Dora Grossa, il Corpo Decisionale deliberò di costrurne un’altra all’angolo nord del suo palazzo e d’abbatter la vecchia. L’architetto Filippo Castelli ne formò il disegno, e se ne gettarono i fondamenti addì 11 novembre 1786.3
Fu condotto l’edificio fino all’altezza del Palazzo Civico; poi l’opera si rimase. Dopo la restaurazione