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156 | libro secondo |
fondamento della quale erano stali i libri recativi da Guglielmo Baldessano di Carmagnola, socio nel 1570 dei collegio teologico di questa università, ritiratosi a vivere presso que’ padri. Nel 1623 Luigi Albriccio, Gesuita, avendo predicato la quaresima in duomo con grande plauso, Carlo Emmanuele i glie ne volle contrassegnare il suo gradimento col dono di doppie 100 e di scudi 800 da impiegarsi in un censo sulla città per la biblioteca del collegio dei Ss. Martiri.
In esso collegio vivea a que’ tempi, e nel 1627 ne fu anche rettore, un uomo di gran mente e di molta dottrina, il padre Pietro Monod, savoiardo, teologo ed istoriografo della Real Casa, che la duchessa Cristina, tutrice di Carlo Emmanuele ii e reggente, adoperò in gravi maneggi di Stato; finchè nato nel Richelieu sospetto che fomentasse disegni ostili alla corona di Francia, quel superbo ministro ne chiedette minacciosamente non solo la destituzione, ma la prigionia. La duchessa seppe resistere; e quando carcerò il Monod a Monmegliano ed a Miolans dove poi morì, si fu per risentimento dell’inclinazione che dimostrava al principe cardinale Maurizio suo cognato, e della fuga da lui tentata: non per compiacere a Richelieu nelle cui mani ricusò sempre di consegnarlo.
Imperocché il sovrano che immola un proprio suddito alla prepotenza straniera, immola se stesso, ed una lieve canna gli sta meglio in man che lo scettro.