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12 libro primo

di frontoni, di pubblici edifizi e di trofei, raccolti la più gran parte ed ordinati nelle logge della Regia Università.

Nel 1830, scavandosi nella piazza delle Frutta i fondamenti del nuovo palazzo della Sacra Religione de’ Ss. Maurizio e Lazzaro, trovossi lungo l’antico muro romano un deposito d’anfore vinarie, che furono tema d’erudite investigazioni al collega cavaliere di S. Quintino. E quando si formò la gran chiavica in via di Dora Grossa, abbiam veduto ad oltre due metri di profondità il battuto della strada romana, formato di grossi e larghi macigni, poligoni irregolari, ed il muro romano poco oltre la chiesa de’ Gesuiti.

Negli scavi fatti non molto dopo in piazza Castello pe’ ristauri dell’edifizio a cui fa capo la galleria di Beaumont, si è scoperto il muro romano di cinta che correva dal sud al nord, appoggiandosi da l’un lato alla torre, su cui è costrutta la specola. Era formato di grossi e perfetti mattoni, alcuni de’ quali con impugnatura, e col bollo del fabbricante.

Appare da questi riscontri manifesta la forma e l’estension di Torino, quand’era colonia romana. Era quadrata, appunto come un accampamento. Le sue mura circoscriveano lo spazio che corre tra il palazzo di Madama e la metà dell’isola de’ Gesuiti, le torri del Vicariato e la casa del conte di Sant’Albano nella via di S. Tommaso.