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capo primo | 155 |
appunto si trovava in Torino. Del maggior valore fe’ dono alla Compagnia. Il 7 d’ottobre 1574 mancò di vita quest’insigne benefattore de’ Gesuiti, ultimo della nobilissima sua stirpe, e fu sepolto in San Francesco La Compagnia ne fu erede universale, ed ebbe per tal guisa il castello e le possessioni di Lucento; una casa alla Volta rossa ov’era l’osteria delle tre picche che levò poi da quel sito; il bosco del Meisino sulle rive del Po; le isole di questo nome nel fiume stesso la pescagione di esso fiume tra la foce di Dora e quella di Stura, e porzione del pedaggio di Torino. Il duca Emmanuele Filiberto avendo desiderato il castello di Lucento, del quale propriamente, come di cosa feudale, il Beccuti non avea potuto disporre, la Compagnia glielo dimise ricevendo altri beni in cambio.
I Gesuiti pigliarono possesso della casa paterna d’Aleramo Beccuti in febbraio del 1574; quattr’anni dopo ebbero, come abbiam detto, la chiesa di Sto Stefano e la casa del Seminario, e coll’andar del tempo acquistando le case Berta, Trotti, de’ Magistris e Losa, occuparono l’intero isolato. La chiesa presente occupa il sito della chiesa di Santo Stefano, parte del sito della casa Beccuti, e dal Sanata sanctorum in su il sito della casa Berta.17
Il collegio della Compagnia fu dapprima attiguo alla casa professa, poi presso l’università nella casa avanti San Rocco. Possedeva il collegio una bella biblioteca,