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144 | libro secondo |
monaci si ripararono. Alquanti anni dopo, due Saraceni che si tenean prigioni in una torre d’esso castello imaginando un mezzo di salvarsi, gittarono fuoco sulla chiesa vicina, e levatosi rumor per l’incendio trovarono nel tumulto via di fuggire. Le fiamme consumarono il sacro tempio, ma gl’incendiarii furono raggiunti e giustiziati.
Nel medesimo luogo si rifabbricò un’altra chiesa, e si dedicò a S. Benedetto.7 In principio del secolo xii v’era annesso uno spedale, e n’era rettore un canonico del duomo Torinese. Dopo la meta di quel secolo, Carlo vescovo di Torino ne fece dono alla badia di Rivalta, che vi tenne dipoi un monaco col titolo di priore.8 Più tardi fu parrocchia. Questa chiesa fu la prima che ufficiassero i Gesuiti quando vennero nel 1566, come vedremo fra poco.9 Più vicina alla chiesa presente de’ Gesuiti parmi che fosse la chiesuola di Sta Brigida, di cui si ha memoria fin dal 1535. Era patronato della nobile famiglia Beccuti, da cui passò nel 1574 alla Compagnia di Gesù. Essendo sprovveduta d’ogni cosa, angusta e con mura fracide i padri la vendettero, nel 1608, al signor Amedeo di Parella, che la comprese nel palagio da lui rifabbricato, e posero l’imagine della Santa nel quadro di S. Francesco, nella loro chiesa.10
La chiesa de’ Ss. Martiri sorgea presso l’angolo sudovest della città, nel sito ove poi fu edificata la cittadella, e dove sul sepolcro stesso che raccolse i corpi