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di Dio, mentre nelle case private abbondava il vasellame d’argento; mentre anche un’osteria di villaggio serviva gli avventori distinti in bicchieri di argento. Ne molto progresso avean fatto le chiese Torinesi nel 1551, risultando dalla visita dell’arcivescovo Cesare Cibo che in pochissime si conservava il Santissimo Sacramento, e che poche aveano il fonte battesimale convenevolmente apparecchiato.
Non v’era neppure grande miglioramento nel 1584 quand’ebbe luogo la visita apostolica di monsignor Angelo Peruzzi vescovo di Sarcina. Soprattutto la casa di Dio era molto ancora lontana da quella nettezza, di cui dee sempre risplendere; ed un precetto, che toccò a quel prelato di dare e di ripeter sovente, era la provvista e l’uso delle scope.
Que’ che ristaurarono poi in Torino le case di Dio furono i Disciplinanti ed i Regolari.
Non era per altro in sì abbietta condizione al tempo della visita suddetta, la chiesa di San Dalmazzo, la quale gli parve molto bella, essendo, come notò, tutta a vòlta, e recentemente dai fratelli della Misericordia restaurata. Essi diffatto aveano alzato e ornato di pitture il coro. Trovò bello, e fornito di stalli elegantissimi, l’oratorio della compagnia, dedicato a Sta Maria di Misericordia, bella ancora la cappella di San Giovanni decollato, dove seppellivano i giustiziati. Osservò che questa confraternita aggregala a quella di San Giovanni decollato di Roma,