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124 | capo sesto |
de’ nuovi articoli, che esprime l’approvazione di Sua Maestà riguardo alla condotta d’uffìziali i quali sottomettono affari di dispute alla decisione de’ loro superiori.
«Non crediamo di essere indiscreti nel diffondere più estesamente i nomi di due uffiziali che si sono comportati nel modo saggio, dignitoso, e veramente onorevole, come è descritto nell’estratto qui appresso: —
«Durante l’anno scorso, mentre la squadra esperimentale dei bricki era in
crociera, il capitano Matson scrisse una lettera al costruttore del di lui bastimento
il Daring dando un ragguaglio del suo esito, e della superiorità di
esso in paragone d’alcuni suoi competitori, e facendo anche alcune asserzioni
abbassanti l’Osprey. Il costruttore del suddetto bastimento, esultante sul
contenuto di questa lettera, la fece pubblicare in un giornale di Portsmouth
senza chiederne il permesso al capitano Matson. Il comandante dell’Osprey,
capitano Patten, indispettito della pubblicazione di codeste critiche, principiò
una corrispondenza col capitano Matson, e dopo il contraccambio di
parecchie lettere dispiacenti, ne indirizzò una contenente un deciso insulto.
«Il capitano Matson, in circostanze tanto diffìcili, non dimenticò il suo
dovere come cristiano ed uffiziale, neppure nell’ansietà che un uomo di sì
alto animo naturalmente sentirebbe per guardare illibato il suo onore.
— Dopo aver consultato alcuni suoi amici, ubbidì letteralmente alle prescrizioni
dell’ammiragliato, e scrisse all’ammiraglio della stazione, chiedendo
una corte d’inchiesta per decidere sulla disputa accaduta così disgraziatamente
tra lui ed il suo camerata. L’ammiragliato subito nominò una corte
d’inchiesta da tenersi a Devenport.
«I membri di questa erano, il capitano Hope del Firebrand, il capitano
Mannex dell’Actxon, ed il capitano Wilford del San Josef. La corte volle
la presentazione della corrispondenza, ed esaminò tutte le circostanze che vi
ebbero relazione, e poi pronunziò una sentenza specificando i termini con
cui cadauna parte dovea ritrattarsi reciprocamente. In ubbidienza a questa
decisione, ognuno di essi firmò un foglio indirizzato al presidente. L’uno
esprimeva il suo rammarico d’aver dato origine ad un cenno proprio a cagionare
del dispiacere ad un camerata, riguardo ad un oggetto che porge da
per sé materia a discussione, come sono le qualità veleggiami di un bastimento.
L’altro esprimendo il suo rammarico di aver permesso al calor del
suo sentire d’indurlo a servirsi d’espressioni che, dopo più maturo riflesso,
scorge aver oltrepassato la provocazione ricevuta.
«La corte aggiunse l’assicuranza che il procedimento ch’essa ordinò lasciava l’onore di ambedue le parti intatto e senza macchia».
(4) Denina e Saluzzo, e gli scrittori francesi chiamano questo comandante del forte di S. Maria monsieur de Corbeville. Il Soleri nel Diario ms. già citato, registrando il fatto che abbiam narrato lo chiama monsù Bernardi.