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capo ottavo | 85 |
Fano, Cesena, Sinigaglia, Urbino, Gubbio, Narni e d’altre minori città. Ma la restituzione non fu tanto fedele che non rimanesse alle mani d’Astolfo, e poi di Desiderio che l’anno appresso gli succedette, molta parte delle giustizie, come allora li chiamavano, della S. Sede, ossia di cose che per giustizia spettavano al romano pontefice. Perciò negli anni che seguitarono, Stefano ii, Paolo i, Stefano iii faceano continue istanze e presso Desiderio, il quale una cosa rendeva e molte prometteva di rendere, e presso Pipino, il quale sollecitava re Desiderio a restituire. Anche il Senato e il Popolo romano eransi avvezzati a riguardare il re de’ Franchi come amico della loro libertà. Affatto consenzienti nei disegni del papa, capo incontrastabile di quella repubblica, della quale l’aggiuntovi dominio delle vicine province avea fatto uno Stato, nella sublimità del suo grado vedeano la tutela dei loro interessi e la risurrezione del nome romano.
Ma per molti anni il re Desiderio andò destreggiando; e sebbene sempre il papa avesse qualche richiamo da muovere per giustizia o già presa dal re Astolfo, o di fresco dal re Desiderio occupata, pure questo principe fu in generale più amico che nemico del papa. Se non che, morto Stefano iii, le differenze pigliarono in breve aspetto di discordie, che degenerarono in aperte ostilità. Desiderio occupò coll’armi a papa Adriano i varie città, e minacciò