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84 libro primo

aveano alcuni papi rivolto l’animo al re de’ Fran­chi, onde ottenerne difesa. Ma nel 753, essendosi il re Astolfo impadronito finalmente di Ravenna, donde Eutichio, ultimo degli esarchi, era fuggito, e scorgendo papa Stefano ii, come l’ambizioso longo­bardo intendesse a spingere innanzi le conquiste e a soggiogare la città di Roma, senza lasciarsi piegare nè dalle preghiere nè dai doni ch’egli andava inu­tilmente moltiplicando, certificatosi prima delle buone disposizioni dei Franchi, si recò egli medesimo presso a Pipino che, dopo d’aver lungamente esercitata di fatto la potenza regia in nome dei re poltroni, erasi poco prima incoronato re de’ Franchi. Pipino fece lieta accoglienza al papa, e dopo d’aver inutilmente ammonito il re Astolfo di restituir l’esarcato e di cessare dall’armi, scese in Italia, assediò Astolfo in Pavia e lo costrinse a condiscendere ai desideri! del papa; ciò nel 754. Ma Astolfo non era grande os­servatore della data fede. Invece di rendere le terre occupate, appena si dilungarono le armi del re Pipino, ei rivolse le sue contro Roma nel 755. Tornò rapi­damente l’esercito francese e, stretta di nuovo Pavia, Astolfo chiedette ancora la pace, e non promise di rendere, ma rendette l’esarcato ed inoltre la città di Comacchio a Pipino. Questo principe ne fece col mezzo di Fulrado, abbate di S. Dionigi, ampia donazione al romano pontefice, il quale ottenne con ciò la tem­porale giurisdizione di Ravenna, Rimini, Pesaro,