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capo ottavo | 83 |
lombardo che avea goduta Godeberto suo padre, pigliando il titolo di re e andando a risiedere a Pavia. Ma nell’anno medesimo finì sua vita lasciando il trono ad Ariperto ii, il quale in campai battaglia vinse l’altro re suo competitore Liutperto, che fece prigione ed a cui tolse crudelmente la vita. Macchiò poi d’altre crudeltà il suo regno, finché nel 712, avendo un esercito di Bavari sulle spalle, la capitale e l’esercito ribelli, mentre, deliberato di riparare in Francia, passava a guado il Ticino, trovò in quelle acque miseramente la morte.
Tali sono le memorie che di Torino e de’ suoi duchi longobardi abbiamo al tempo della dominazione di questa gente. Non si ha maggior lume intorno al vescovado Torinese, veggendosi solamente un Rustico, vescovo di Torino soscritto al concilio di Roma, celebrato dal papa santo Agatone nel 679.9
L’esarcato di Ravenna avea mantenuto sempre l’ombra del potere imperiale in Italia. Roma e il suo ducato eransi per sollecitudine del sommo pontefice mantenute indipendenti dal dominio dei re longobardi. Il papa e i Romani, minacciati del continuo da quelli ospiti pericolosi ed ingordi di preda, volgevano gli occhi e le speranze all’Oriente, imploravano dall’augusto di Costantinopoli soccorsi efficaci, sempre promessi e sempre indugiati. Vedendo tali speranze esser mere lusinghe ed il pericolo ingrossare di tempo in tempo e farsi più incalzante, già