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74 | libro primo |
de’ quali fu assegnato un certo numero d’Italiani che gli pagasse tributo del terzo de’ frutti delle’ terre che coltivava. I soli vescovi e sacerdoti, quetato il pazzo furore delle prime persecuzioni, stettero fuori del comune servaggio, ed anzi acquistarono col tempo onore ed influenza sopra la nazione longobarda. Fuor del servaggio furono pure i guarganghi, cioè i Romani stranieri all’Italia che qui capitavano e pigliavano stanza per cagion di traffico o per altra causa, i quali godettero in pace i privilegi che ancora si potean godere della cittadinanza romana. E dai tempi del re Agilulfo in poi le chiese, considerale come persone giuridiche, seguitarono anch’esse il dritto romano: e le manumissioni, o prescritte dal re per causa d’utilità pubblica, o per privata liberalità praticate aggiunsero alla cittadinanza longobarda una quantità notevole d’antichi Romani, prima ridotti all’ignobile condizione di terziatori.3
Ma tornando ai successi dell’invasione rammenteremo che Alboino, venuto in Italia nel 568, ebbe l’anno seguente Milano e il Piemonte, l’Emilia, la Toscana, l’Umbria. Longino, esarca di Ravenna, non avendo forze da resistere in campo aperto, si mantenne in quella città. Altre città della Flaminia seguitarono nell’obbedienza all’imperadore, e così pure Roma, Genova ed altre città marittime. Pavia chiuse animosamente le porte ad Alboino, ma, cinta d’assedio, fu nel 572 costretta per fame a rendersi. Ma