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capo settimo 495

Emmanuele: avvilupparsi il suo governo in tenebrose macchinazioni contra la Francia. Dappertutto covar insidie contra la grande nazione. I traditori accu­savano il re di tradimento, appunto come que’ che assaltano alla strada chiaman birbanti e ladroni i viaggiatori inermi da loro spogliati.

La condotta che tenne allora il governo francese fu e sarà perpetuamente infame. In luglio del 1798 Brune e Ginguené vollero aver nelle mani, come si­curtà della fede del re, la cittadella di Torino; e l’ebbero. Carlo Emmanuele fu d’allora in poi pri­gioniero nella sua reggia, dalla quale fu espulso il 6 d’ottobre 1798. Riparò nell’isola di Sardegna. Addì 20 di giugno dell’anno seguente gli Austrorussi co­mandati dal celebre maresciallo di Souwarow, vinti i Francesi a Cassano, occupata Milano, scendeano in Piemonte e ripigliavano ai medesimi la cittadella di Torino. Torino governossi allora di nuovo a nome del re da un consiglio supremo. Ma bentosto la fortuna francese, sorretta dalla mano potente di Na­poleone, prevaleva di nuovo; e la battaglia di Ma­rengo assicurava alia Francia le sue conquiste, a Buonaparte l’impero, già cominciato sotto al nome di Primo Console. Nel 1802 il Piemonte fu riunito alla Francia. Perduta l’indipendenza nazionale, ri­dotto a provincia, spopolato dalla coscrizione, fu per altro di più perfetti ordini amministrativi, e di buone leggi ristorato, e come ritemprato ne’ quattordici