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494 | libro sesto |
maggio 1796 col trattalo di Parigi Vittorio Amedeo cedette alia Francia la Savoia, Nizza, Tenda; ai obbligò a demolire le fortezze d’Exilles, di Susa, di Demente; consentì che fossero occupate dai Francesi Cuneo, Ceva, Tortona, Alessandria, Casteldelfino e l’Assietta; concedette un indulto pe’ delitti politici; accomiatò gli emigrati.
Da quel momento l’antica monarchia di Savoia fu alla mercè de’ Francesi. Il re lo senti, e poco sopravvisse a tanto sconforto. Il 16 d’ottobre del l’anno medesimo gli succedeva Carlo Emmanuele iv, principe di molto ingegno, di sicuro giudicio, ma più abbondevole di virtù private che di qualità regie. Religioso mantenitor della data fede verso una repubblica che doveva abborrire, divenuto anzi il 5 d’aprile 1797 alleato de’ Francesi colla fallace speranza di salvar lo Stato, furono, i due anni che si lasciò durare il suo regno, un lento martirio. I Francesi, padroni delle fortezze, dappertutto gittavano semi di rivoluzione, preparavano sollevazioni, davano spinta ai malcontenti, stendean la mano ai ribelli. Se il re, compiendo ad un suo stretto dovere, cercando di mantener l’ordine, usava severità contro ai turbolenti, contro ai sediziosi, tosto s’accusava di opprimere gli amici della Francia, d’incrudelire contra persone non d’altro colpevoli che di mostrar simpatia per la gloriata rivoluzione francese. Protestavano i ministri francesi di non potersi più fidare di Carlo