Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/501


capo settimo 493

col guardo; e quelli che rabbrividiscono e s’arro­vellano al vedere un abuso della forza brutale, una oppressione, miserie inseparabili da quella vasta miseria del mondo corruttibile, e non calcolano quante migliaia di violenze, quante migliaia d’oppressioni si commetteranno per fondare un altr’ordine politico, il cui principal vantaggio sarà di cambiar i nomi delle cose e delle persone.

Negli ultimi mesi del 1792. la Savoia e Nizza fu­rono occupate dai Francesi. Le truppe regie mal governate non sostennero l’antica fama. Poco dopo l’ammiraglio Truguet tentò, ma invano, d’impa­dronirsi della Sardegna. Nel 1793, i Piemontesi segnalaronsi ai colli di Raus e d’Authion, e giustifi­carono l’alto concetto in cui le teneva, e sempre li tenne un giudice competente, Napoleone, il quale diceva e scriveva: che il re di Sardegna con un solo de’ suoi reggimenti era più forte che tutta la Cisalpina. Ma gli Austriaci, alleati del re, non ne secondavano i generosi disegni. La guerra durò con varie fasi fino al 1796. Vittorio Amedeo logorava l’erario, e l’esercito logorava la sua canizie fra con­tinui affanni, senza alcun prò. Parziali turbolenze, sintomi di malcontento, cominciavano a turbarne lo Stato. In aprile del 1796 giunge Buonaparte, l’uomo fatale, e colle battaglie di Montenotte, di Millesimo, di Mondovì, costringe il re di Sardegna a chieder pace. Un armistizio fu conchiuso a Cherasco: e il 15