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capo settimo | 491 |
cui n’era commessa la polizia; al qual ufficio assai delicato perchè è in perpetuo contatto cogli interessi più vivi, e, dirò così, quotidiani del popolo, venivano proposti dal consiglio della città e dal re approvati decurioni di alti natali e di specchiata prudenza: Romagnani, Provana, D’Angennes, Radicati, Castellenghi. Verso la metà del secolo xiv la città di Torino compresa da levante a ponente fra il castello e il palazzo Paesana, e da mezzodì a settentrione fra la via Sta Teresa e le Torri (l’antica porta Palazzo) non passava il novero di 4200 o 4500 abitanti.
Nel 1584 vi si coniavano da 9000 a 10000 abitanti distribuiti in tredici parrocchie.1 Nel 1598, ordinatasi la consegna delle vettovaglie, risultarono, bocche 11601, numero di certo inferiore al reale pel sospetto che sempre destan nel popolo i censimenti.2
Cent’anni dopo scriveva l’abate Pacichelli che le anime in Torino si stimavano arrivare ad ottanta mila.3
Nel 1782, scriveva il Galante, Torino contenere trentadue strade incrocicchiantesi ad angoli retti, dividenti la città in 139 isolati, illuminate da 630 fanali. Stimava la popolazione di Torino, nel recinto chiuso di 70984 abitanti, oltre a 17098 ne’ borghi e nel territorio.
Ora ha da 120m abitanti.
Ho ragione di credere che la stima del Pacichelli