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Seguitarono lunghi anni di pace, ne’ quali le in­ defesse cure del re continuarono il misurato ordi­namento dello Stato, ed in particolar modo opera­rono il rifiorimento dell’isola di Sardegna, che di Spagnuola, e diserta d’ogni bene, e priva quasi d’ogni lume di lettere ridivenne Italiana, s’ornò di due università, s’aperse all’industria ed al com­mercio. Leggi buone, secondo i tempi, leggi mi­gliori, che negli altri paesi già promulgate dal padre nel 1723, furono ampliate e migliorate da lui. Infine nulla mancò alla fama di Carlo Emmanule iii, neppure la severa regolarità de’ costumi, che non sempre s’accoppiava alla cristiana pietà de’ suoi predecessori.

Frattanto da oltre due secoli la città di Torino s’andava detergendo ed ampliando. Nuovi quartieri le si aggiungeano a mezzodì ed a levante, nuovo giro di mura e di bastioni ne fortificava la cerchia ingrandita. Nobili edifizi, i primi che chiamar si potessero palagi, sorgevano tempo a tempo, e chiese piccole sì, ma ornate. Gli uni e le altre facean fede della gagliarda fantasia e dell’acuto ingegno degli architetti, pittori, scultori del seicento. Al principio del secolo xviii un novello quartiere ac­crebbe la città a ponente, e Filippo Juvara, archi­tetto siciliano, ricondusse fra noi gli esempi d’uno stile più classico, e ne lasciò illustre memoria nella facciala del castello (palazzo di Madama). Nobi­litandosi la città crebbe la vigilanza del Vicario