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capo quarto 471

e con tanto consenso nazionale, che tutte le Religioni gli vennero ad offerire i loro argenti per le spese. I Valdesi, e molti degli Ugonotti di Francia gli con­dussero soccorsi. Vennero le truppe imperiali col principe Eugenio.

In breve. I successi della guerra non furono in sulle prime favorevoli al duca.1 Ma egli mostrò sì gran cuore e sì gran mente, tanta attività, tanta fermezza, che da quel tempo l’arbitrio delle sorti italiane non fu più nè presso Francia, nè presso Spagna. Egli indusse Ludovico xiv a smantellar Ca­sale, a rendergli Pinerolo e La Porosa (1696); a riconoscere e rispettare la neutralità d’Italia, e costrinse i proprii alleati, che ripugnavano a tal con­clusione, è gli offerivano monti d’oro e la corona Lombarda se volea continuar la guerra, ad accettarla.

Nel 1700, suscitatasi la guerra per la successione di Spagna, Vittorio Amedeo ii aderì alla Francia; diè la propria figliuola a Filippo v, che raccolse lo scettro dei due mondi, e combattè valorosamente in favore di Ludovico xiv. Ma l’alterigia che più volte nocque ai Borboni, li privò del poderoso suo braccio. A tenor del trattato, Vittorio Amedeo ii doveva essere generalissimo ed aver il supremo co­mando. Ma Catinat, Vaudemont, Villeroi non obbe­divano. Giunse Filippo v in Italia, e, benché suo genero, gli usò pochi riguardi e gli mostrò diffi­denza (1702). Di sospetto nasce sospetto, d’offesa