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470 | libro sesto |
matrimonio coll’infanta, e le sollevazioni della provincia del Mondovì, angariata per l’imposta del sale, furono i soli gravi disturbi ch’ella provasse nella sua quieta reggenza.
Ludovico xiv non tardò a disgustare co’ suoi termini assoluti ed altieri il giovine duca di Savoia, nato a tuli’altro che alia timidità ed all’ossequio. Dapprima io costrinse a suo malgrado a far la guerra ai Valdesi, e a cacciarli dal Piemonte, com’egli avea cacciato di Francia gli Ugonotti. Poi mandando da Pinerolo in Monferrato le truppe a guernirne le piazze, non si curava di domandar il passo, e i Francesi molle volte s’avvicinavano tanto alla capitale del Piemonte, che poteano facilmente scoprirsene le bandiere. Cresceva poi ogni giorno in pretensioni, e poiché fu conchiusa contro l’ambizioso monarca francese la lega d’Augsbourg, volea guernire colle armi sue la cittadella di Torino.
Vittorio Amedeo ii, in una gita che avea fatto a Venezia, era stato con molte lusinghe stimolato ad entrar nella lega. Ma egli lardava a risolversi, e preferiva d’osservare una stretta neutralità.
Se non che le imperiose parole del Catinat, il trattato che si scoperse in aprile del 1690, per impegnar S. A. in una guerra civile al Mondovì, onde i Francesi, giungendo improvvisi, potessero impadronirsi della cittadella di Torino, lo indussero a risoluzioni estreme. Dichiarò la guerra alla Francia,