Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
456 | libro sesto |
per farlo cadere. Circa alla lega con Francia, essa molto le ripugnava, perchè aveva il giusto sentimento degli interessi di questa monarchia, che comandavano allora invece una stretta neutralità. Ma vinse la paura de’ Francesi, i quali, appena seguita la morte del duca, aveano tentato d’impadronirsi per sorpresa di Vercelli, dando così un primo indizio della protezione che tanto pomposamente promettevano alla sorella del re. Cristina ristringendosi dopo molti contrasti e molte lagrime, in confederazione colla Francia, studiavasi d’occultar quel maneggio. Ma lo seppero agevolmente gli Spagnuoli; e dopo d’aver offerto alla reggente la pace, e la mediazione del re Cattolico per un accordo coi principi suoi cognati, vedendosi ributtati s’impadronirono di Vercelli.
Il principe Maurizio di Savoia, lasciata la sua residenza cardinalizia di Roma, era venuto in Piemonte, subito dopo la morte di Vittorio Amedeo i, protestandosi di non venire per altro fine che di servire alla duchessa reggente, e al duca suo nipote. Benché persuaso che a lui s’appartenesse, come ad agnato prossimiore, la tutela del nipote, e la reggenza dello Stato, pure ei non movea contrasto alla duchessa, verso la quale il guidava un sentimento più tenero, e di cui sperava e sollecitava la mano. Ma non potè giungere in Piemonte, imperocché Cristina gli fe’ rammostrare quanto fosse sospetto ai Francesi, quali