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capo secondo 449

Aosta rimasero sole dieci o dodici case non tocche dal morbo.

A Beinasco, che contava cento e più capi di casa, otto soli ne rimasero. A Busca, scrive un autor con­temporaneo, forse con qualche esagerazione, che restarono soli quattro uomini vivi.

Carmagnola, che nella pestilenza del 1522 era stata sì disertata, che dodici soli padri di famiglia sopravvissero, patì similmente molto strazio nella peste del 1630; imperocché a’28 di luglio eran già morte più di 1200 persone, fra cui tutti i barbieri, ed otto monatti; sul finir d’ottobre la metà degli abitanti era spenta (4500). A Cuorgnè morirono da 600 persone, e non vi sono restate più di quattro case salve, e morirono, fra gli altri, il prevosto con tutti i canonici, il guardiano dei minori con­ventuali con tutti i suoi frati. A Moncalvo furono spenti i due terzi degli abitanti. Nizza di mare, non tocca dal morbo nel 1650, ne fu colpita nell’anno seguente, e sì crudelmente, che ne’ primi due mesi ne trapassarono cinquemila. A Pancalieri rimasero più di quattro mesi senza messe e senza confessioni. A Pinerolo morirono i due terzi degli abitanti, e tutti i frati cappuccini del convento di S. Maurizio. A Racconigi, dal maggio al settembre, moriron di peste 260 persone nella sola parrocchia di S. Giovanni Battista. A Saluzzo mancarono più di due terzi del popolo, insieme colla maggior parte de’ preti,

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