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446 | libro sesto |
Fiocchetto che narrò ai posteri la dolorosa storia di questo contagio.
E infermato una volta il Bellezia, e giacendo in una camera a pian terreno della sua casa, posta dietro il palazzo di città, convenivano nell’attiguo giardino Fiocchetto e Beccaria, e, dalla finestra divisando coll’infermo, convenivano sui provvedimenti da farsi per la pubblica salvezza. Quest’eroe di prudenza civile e di carità cristiana, ebbe poi dal suo principe degna rimunerazione, essendo stato creato senatore, e patrimoniale generale (procuratore generale del regio patrimonio): fu quindi ministro plenipotenziario a Munster; ed in ultimo primo presidente del senato, nella qual carica morì nel 1672.3
Tornando alla peste del 1630, era la medesima cotanto crudele, che molte persone, camminando e discorrendo, cadean morte come percosse dal fulmine. Altre avean tempo di domandare una sedia; sedevano e incontanente morivano. Altre sentivano uno stimolo di sete, e, accostato il vaso alle labbra, in quella positura morivano, e si manteneano dopo morte. Alcuni morivano senza niun segno esteriore del morbo. Altri gravati di carboni, di bubboni, di codiselle; o segnati di tacchi, petecchie, o verghe nere; o seminati di migliaia di pustole. Chi passava fra atroci tormenti, mandando continue grida e pie tosi lamenti; chi tra i deliramenti e le visioni spaventose: chi oppresso da stupore o da letargo. Ne