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444 | libro sesto |
con gran sapienza una forza annata permanente; ma, schivando la guerra, di cui vedeva ancora le vestigio fumanti, poche occasioni avea trovate d’assaggiarne il valore. Carlo Emmanuele cominciò dal conquistare il marchesato-di Saluzzo, ricacciando i Francesi di là dall’Alpi; e, piuttostochè renderlo ad Arrigo iv, si contentò di ceder la Bressa e il Bugey.
Poi trafitto dal superbo predominio, che esercitavano gli Spagnuoli in Italia, cercò riscuoterla da quel giogo; e forse avrebbe ottenuto effetti conformi al generoso intento, se non gli falliva a tempo debito il convenuto soccorso dei Veneziani. Ma l’Italia gli fu grata dell’alto concetto, e de’ nobili suoi tentativi, e le imagini di Carlo Emmanuele, considerato quale liberatore della gloriosa penisola, corsero dall’Alpi al mar di Sicilia.
Negli ultimi anni di sua vita ei s’impacciò in una guerra più grave. Estinta la linea primogenita dei Gonzaga, egli volea succederle nel dominio del Monferrato, su cui avea la Casa di Savoia fondate ragioni, non curate da chi avea maggior forza, ma non mai dismesse.
Sebbene ei si fosse riavvicinato alla Francia, dando in isposa al principe di Piemonte Cristiana, o Cristina, sorella del re, il cardinale di Richelieu, che governava quella monarchia, si risolveva di mantener i diritti di Carlo Gonzaga, duca di Nevers. Si ruppe