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capo primo | 439 |
dello studio i Torinesi. Promessa illusoria, perchè chi sarebbe giudice della dottrina?
A’ 2 luglio del 1569, su novelle rimostranze della città, desiderosa di migliorar la forma degli edilìzi, de’ quali fino a quel tempo non s’erano i Torinesi mostrati molto solleciti, consentiva Emmanuele Filiberto ad invitare i padroni di casa a venderle a chi volesse fare un maggior edilizio; e lagnandosi la città, che il capitano di giustizia turbasse la giurisdizione del vicario, dichiarò nullo quanto si facesse contra gli ordini politici ed i decreti del vicario; essendoché al giudice spettava l’ordinaria giurisdizione, al vicario ed al suo assessore la prima appellazione, e la politica della città.
Mancò di vita questo gran principe in età d’anni 52, addì 30 d’agosto del 1580.
Nella ristaurazione della monarchia, fatta da Emmanuele Filiberto, creandosi interessi generali in luogo di tanti interessi locali, naufragarono necessariamente molte ragioni private. Chi ripon sua speranza e sua salvezza in un privilegio che sceveri lui con pochi da tutti gli altri, e lo mantenga in condizione isolata ed eccezionale, avrà considerato quelle riforme come violenza, l’obblio di patti antichi e solenni come un’oppressione; tanto più che la forte volontà d’Emmanuele Filiberto camminava veloce verso il grande suo scopo, senza guardare ai minuti ostacoli, come quel medico, il quale, volendo guarire