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438 libro sesto

senato darebbe sentenza intorno alla causa ventilala fra la città di Mondovì e quella di Torino, intorno allo studio, e che fra un anno sarebbe eseguita. Due anni dopo tuttavia la sentenza non era data, lo studio rimaneva a Mondovì, gli abusi degli alloggiamenti non erano del tutto cessati. La città strigneva il duca con nuove preghiere, e col dono di quattromila scudi, a provvedere perch’essa riavesse lo studio, promet­tendo inoltre mille scudi annui in aumento de’ stipendii de’ lettori; ricordando al duca, che conoscendo egli, essere la sua città di Torino singolare nella sua fedeltà, metropoli del suo principato, sua camera, sua fortezza, conveniva gli fosse altresì la più cara.

Rispondeva il duca: farebbe decider la causa dello studio. Venendo aggiudicato alla città di Torino, fa­ rebbe eseguir la sentenza. Chiedeva ancora la città: fossero i Torinesi preferiti per le letture dello studio, essendovi qui uomini a ciò sufficienti. A queste e ad altre simili domande differiva Emmanuele Filiberto di provvedere, finché fosse seguita la restituzione dello studio. Comandava, circa alle lagnanze rinno­vate intorno agli alloggiamenti, s’osservassero gli ordini da lui fatti, onde impedir gli abusi.3

Di quell’anno medesimo lo studio fu per sentenza restituito alla città di Torino; e addì 17 no­vembre del 1567 il duca su novello memoriale della città dichiarava che, concorrendo merito di egual dottrina, preferirebbe sempre per le letture