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426 libro quinto

del principe, secondo le proprie forze, fino alla morte.

Ecco esempi che consolano in mezzo a quel gio­strare continuo, effetto di reggimenti politici che più non s’accordavan coi tempi. Intanto per altro le finanze de’ principi andavansi sempre più disor­dinando, e si venne al brutto spediente d’impegnar gli uffici. Nel 1382 la vicaria di Torino era impe­gnata a Ferrino Malabaila d’Asti per tremila fiorini. Con qual coscienza reggessero colesti uffizioli cre­ditori del principe, non saprei dirlo.

Nelle guerre civili, minorità, reggenze che af­flissero la monarchia di Savoia nel secolo xv, si provò un altro rimedio, e fu d’appaltare gli uffici al miglior offerente. Nel 1483 il nobile Carlo d’Arcour, scudiere, ebbe la vicaria di Torino con tutti i suoi proventi per l’annuo censo di 2m. fiorini di Sa­voia. Ma per buona sorte vegliava sull’interesse delle finanze la Camera ducale, la quale non am­mise quel contratto, se non in quanto sarebbe utile al principe, veduto che avesse il conto de’ proventi. Ma lasciando questa materia passiamo ai contrasti cui davan luogo le leggi generali.

Ciascuna terra avendo i suoi statuti, ossia le sue leggi particolari, di rado accadeva che il principe deliberasse di far leggi generali. Puré alcuna volta ne promulgava o per reprimere il lusso, o per