Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/432

424 libro quinto

A’ 21 dicembre del 1416 essendosi sparsa la voce di sua morte, il consiglio elesse, secondo l’uso, tre­dici savi che provvedessero a far buona guardia, onde cansare i pericoli che le mutazioni di signoria erano solite addurre. Pochi giorni dopo il principe fece porre in arresto l’intero consiglio per aver fatto provvisione sul supposto di sua morte. Quasi­chè egli non fosse mortale. Ed il consiglio non potè far altro che protestare di gravame e d’oppressione. Poco dopo nata questione per le spese dell’uni­versità, i Torinesi mandarono dicendo al principe provvedesse egli di suo proprio danaro le case per lo studio, e i banchi per le scuole. Ludovico fe’ car­cerare i deputati. Infine in settembre del 1418 il consiglio era in arresto pel ritardato pagamento del sussidio. Ma tre mesi dopo finiva in Torino la linea d’Acaia colla morte del principe addì 12 di di­cembre.

Non sempre per altro erano così spiacenti le cor­rispondenze del principe e del comune. Quegli si ricordava alcuna volta che la parola cortesia nacque da corte. O piuttosto se ne ricordavano i suoi con­siglieri e segretarii, i quali avendo l’incarico di ve­stire la parola del principe, non di rado la travesti­vano e la travisavano.

Già nel 1378 e 1379 s’era chiesto al comune di Torino un aiuto di soldati per servire nella guerra che il primogenito d’Amedeo vi, chiamato Amedeo