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capo nono 421

e di là comandava ai Torinesi di spedirgli due ambasciadori con ampie facoltà. Il comune deputò due ambasciadori per udire e riferire. Tornarono e dis­sero che il serenissimo conte volea gli si mandas­sero due deputati con ampio mandato di consentire cogli altri comuni a concedergli il servizio di 2000 briganti. Il comune mandò due ambasciadori investiti della facoltà di esporre le miserie e i gravami pubblici. A’ 26 dello stesso mese il conte Verde inti­mava ai Torinesi di trovarsi in termine di sette giorni a Chieri, con tutto lo sforzo. Il comune nominava altri ambasciadori a gridar miseria e mercede; e di grazia speciale concedeva 50 briganti per 15 giorni.

Nel 1395, in novembre, ad una domanda d’uo­mini d’armi fatta da Amedeo d’Acaia, la città di Torino rispondeva che avrebbe provveduto quando il principe avesse conceduto i due capitoli da lungo tempo desiderati, l’uno sui pascoli, l’altro sui commissari. Il 7 di gennaio successivo concedeva dugento clienti, ma col patto che non si mandassero se non dove ordinerebbe il maggior consiglio. Era il tempo della feroce invasione di Facino Cane.

E senza moltiplicar di soverchio gli esempli di questa lotta continua, nella quale il conte ed il suo consiglio, a stimolare la tarda obbedienza del comune, usavano impor pene, e cominciar inquisizioni, pas­seremo ad osservare che la medesima cosa succedeva in quanto al sussidio ed alle leggi.