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420 libro quinto

Vigone ed altri comuni a mantener tre bandiere di cavalli per sei mesi. Il comune consentì per due sole bandiere e per tre mesi, con patto che il principe gli desse il possesso d’alcuni terreni, per cui v’era contestazione con Bonifacio di Cavoretto.

Dopo la morte di Giacomo d’Acaia, Amedeo vi, detto il conte Verde, come tutore de’ pupilli governò il Piemonte, nel qual tempo il suo consiglio risie­dette spesso a Rivoli ed a Torino. Nel 1572, addì 20 d’aprile, il conte era a Torino e chiedeva eser­cito generale contro al marchese di Saluzzo ed ai Visconti, essendo egli capo di quella famosa lega che doveva attutare l’orgoglio de’ signori di Milano. Il comune nominava due ambasciadori a pregarlo si contentasse della metà dell’esercito, cioè di due quartieri della città, secondo l’accordo.

In maggio Inghiramo, sire di Coucy, nipote del conte Verde e suo luogotenente generale, ordinò ai Torinesi di mandar tutto il popolo all’esercito, spe­rando di poter presto operare qualche rilevata fa­zione. Il comune concedette solamente, di grazia speciale, venticinque clienti per venticinque giorni, pregando il sire di Coucy che volesse degnarsi di contentarsene. Sul finir di quel mese intendeva il Coucy d’andar a campo a Carmagnola, e nuovamente intimava ai Torinesi di far esercito generale. Il co­mune diè quaranta clienti per dieci giorni.

A’ 16 di giugno scendeva il conte Verde a Rivoli