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capo nono 419

contrasto, ed io li ho esposti distesamente affinchè si veda quanto misera, agitata ed incerta fosse in tempo di guerra la condizione d’un comune suddito, nel quale anche più volte al mese là città dovea vuotarsi, dovean cessare i tribunali e le arti, mentre il popolo andava a questa o a quella impresa. Se in tali guerre un cittadino era preso, il ricomperarlo era carico e sollecitudine del comune e non del principe.1

La straordinaria frequenza di queste così incomode chiamate all’armi fece nascere il pensiero d’assoldar milizie, e di spedirle in luogo dell’esercito generale e particolare ai servigi del principe.

Nel 1339 s’accordò di dare al principe 200 clienti; ma poi essendovi gran difficoltà a trovarli, si sup­plicò Giacomo, allora occupato a ricuperar Rivarolo, che gli era stato tolto poco prima dai Monferrini, si contentasse che andasse in oste un solo quartiere della città. Ma venner lettere molto precise col pre­ cetto d’andarvi tutti.

Nel 1348 a’ 16 febbraio il principe domandava, di grazia speciale, trenta cavalli che lo servissero per cinque mesi, nel caso in cui si rompesse guerra tra lui ed il marchese di Monferrato. Il comune condi­scendeva. Ma a’19 di marzo domandava cento clienti, al ventitré giugno chiedeva esercito generale.

A’ 23 d’aprile del 1353 il principe domandava che i Torinesi concorressero con Moncalieri, Carignano,