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capo settimo 407

governi e sui popoli, ed in bene e in male, ma, checché ne dicano gli schifiltosi, più in bene che in male. Dopo Savigliano e Mondovì, l’arte tipografica fu eser­citata a Torino nel 1474 da Giovanni Fabri di Langres associato con Giovannino de Petro. Verso il cader del secolo operavano in Torino i Silva, che lungo tempo continuaron quest’arte, ed erano non solo tipografi, ma anche librai e legatori da libri, poiché non erano queste arti sempre disgiunte; e poco dopo lavoravano di tal magisterio Pier Paolo Porro e Ga­leazzo suo fratello, che di zecchieri ed orefici, si mutarono in tipografi, e dier prova d’intendere le più care eleganze dell’arte.11

Fioriva in Torino nel 1497 un altro libraio, chia­mato Giacomino (librier), che ebbe l’incarico di co­prir di raso l’uffizio della duchessa Bianca.12

Non parlo della numerosa schiera d’altri stam­patori che largamente operarono in Torino nella prima metà del secolo xvi. Soggiungerò solamente che Emmanuele Filiberto, dopo d’aver riconquistato gli aviti dominii, restaurando ogni cosa, volle re­staurare eziandio l’arte tipografica. E però chiamò a’ suoi servigi i celebratissimi stampatori Torrentino e Bevilacqua; il primo da Firenze, il secondo da Venezia. A quest’ultimo la città di Torino fe’ cession di un sedime affinchè potesse stabilirvi la sua of­ficina. Ma credendosi poscia offesa ne’ suoi diritti, per causa del privilegio esclusivo di stampar libri