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406 libro quinto

Emmanuele Filiberto vi trasferì l’università che area fondata a Mondovì. Questa buona nuova fu pubblicata per le vie e le piazze di Torino da quattro trombettieri addì 17 d’ottobre. E intanto il comune non si stancò di dar prove del suo amor per le scienze. Aiutò la stampa d’un’opera di quel bizzarro ed acuto ingegno di Gio­vanni Nevizzano, autor della Selva nuziale. Diè la cit­tadinanza a Filiberto Pingone e a Francesco Pacciotto da Urbino, l’uno storico, l’altro ingegnere. Aprì i suoi archivi al primo, e pagò l’amanuense che ne copiò le storie. Trattò nel 1567 col rettor del col­legio de’ Gesuiti per lo stabilimento delle scuole di lettere greche e latine, sebbene nel 1572 s’adope­rasse presso al generale de’ Gesuiti, al nunzio, ed all’arcivescovo, perchè i padri della Compagnia non avesser letture nell’università, massimamente di me­tafìsica, cosa, diceva il comune, che loro non ap­partiene secondo la regola della loro religione.

Nel 1570 il comune permetteva ad Emmanuele Curbis di recarsi al collegio della Viola, proprio del marchese di Masserano, a Bologna a terminarvi i suoi studi. Nello stesso anno il comune fece la spesa d’un teatro per la notomia che fu, credo, il primo costrutto in Torino.

Torino fu la terza città del Piemonte a concedere ospitalità all’arte famosa della stampa, che dovea mutar le ragioni umane, ed influir cotanto sui