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capo settimo | 405 |
averlo, e il duca ne li compiacque. Ma il gran numero degli studenti ben presto vi generò carestia. I lettori lagnavansi della poca nettezza delle strade, del soverchio prezzo delle vettovaglie e delle pigioni. Il comune di Savigliano cercò ogni via per riparare a que’ mali, ma inutilmente; onde dopo varii ondeggiamenti lo studio fu, per lettere del 6 d’ottobre 1436, restituito alla città di Torino, dove sempre rimase dipoi, fiorendovi in mezzo ad alcuni nomi oscuri anche uomini per ingegno e dottrina celebratissimi, come Giovanni Grassi, Cristoforo Nicello, Ambrogio Vignati, Jacopino S. Giorgio, Pietro Cara, Gianfrancesco Balbo, Claudio Seyssel, Francesco Porporato, Girolamo Gagnolo, Giovanni Nevizzano, giurisconsulti, Pantaleone da Confienza, Pietro da Monte, ossia Pietro da Bayro, Lorenzo Arpino, medici.
Un esame di baccellierato in gius canonico, sostenuto nel 1458 nell’aula della prepositura di S. Dalmazzo da Amedeo Nores protonotaio, era degnato della presenza di Ludovico duca di Savoia, e de’ principi suoi figliuoli Ludovico, principe d’Antiochia, e Jacopo.4
La facoltà di teologia era composta pressoché esclusivamente di frati minori e di frati predicatori; o sia perchè attendessero con più costante ardore agli studi, o sia perchè procurassero di non lasciar aggregare frati d’altre religioni. Il clero secolare in generale poltriva nell’ignoranza.5