levante di Torino, già de’ Tempieri), di Sta Maria di Pozzo di Strada (de’ Vallombrosani), di S. Solutor maggiore (de’ Benedittini), di Sant’Andrea (presso la porta Pusterla de’ Benedittini). Infine uno spedale era stato costrutto presso la porta Fibellona nel 1314 da Pietro Prando, piovano di Scalenghe e canonico del duomo torinese, co’ beni che gli avea legati per tal fine Guglielmo Ainardi, cittadino di Torino, e fu lo spedale che si chiamò di S. Giovanni, e più tardi di Sta Catterina: nel secolo xv era stabilito in una casa posta avanti al duomo. Ma ciascuno di questi spedali componevasi d’una o di poche camere con pochi letti e con piccola dote, logorata ancora dalla rapacità degli amministratori, dimodoché i poveri, gli infermi, i pellegrini vi trovavano scarso ricovero, e minore assistenza. Eravi ancora tra la Dora e la Stura una casa, denominata di S. Lazzaro, pe’ leprosi, ma non era meglio governata. Di questi mali travagliavasi grandemente il comune; epperò sul finire di settembre del 1378, pregava il vescovo Giovanni di Rivalta, che per amor di Dio, e per un riguardo di carità, procacciasse che gli spedali fossero governati da persone che ne procurassero il vantaggio, e ne riscotessero ed amministrassero le entrale, per modo che i poveri di Cristo ed i romei vi trovassero il miglior possibile ricetto; proferendo il vicario, il giudice, il consiglio l’opera loro al vescovo per questa bisogna.