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380 libro quinto

concubina a pena di dieci fiorini per ciascuna volta si cogliesse in fallo; niuno giocasse alle carte o ai dadi, prestasse casa, lume o danari per farlo a pena di soldi sessanta, fuorché ne’ giorni festivi, e dalla domenica delle palme fin dopo le feste di Pasqua.

A’tempi d’Emmanuele Filiberto la pulizia delle donne mondane, dei vagabondi e delle persone mor­bose fu commessa ad un uffiziale che ebbe titolo di cavaliere della virtù. Nel 1568 Giacomo Fusero avea tal carica da S. A. ed era assistito da un chirurgo, Simondo Galia.

Nel 1542 (periodo dell’occupazione francese), Fi­lippo de’ Mari, vescovo di Savona, e coadiutore del cardinale Innocenzo Cibo, arcivescovo di Torino, conoscendo la maggior parte de’ parroci e rettori di anime ignoranti della disciplina ecclesiastica, non abili a predicar la divina parola, negligenti del pro­prio dovere, oziosi, sprovveduti di libri, sicché poteano chiamarsi alberi sterili della vigna del Signore (sono sue parole), e vedendo essere sufficiente ai bisogni della città minor numero di parrocchie, pro­pose al consiglio di ridurle a quattro. Ma, sebbene il comune approvasse quel divisamento e risolvesse di scrivere al papa, la cosa non ebbe seguito. Nè pare che maggior effetto abbia avuto in quel momento l’altra santissima proposta stata pure dal comune approvata, di obbligar le monache alla clausura.

In dicembre dell’anno medesimo, il comune