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capo quinto | 379 |
riformasse i Domenicani torinesi, od ai medesimi surrogasse i frati dell’Osservanza di Lombardia. Nel gennaio dell’anno seguente provvedeva il comune affinchè non s’operasse nè riforma nè surrogazione, rendendo testimonianza della buona e religiosa loro vita.
In aprile del 1470, il comune elesse alcuni savi, che insieme col vicario del vescovo e co’ frati procedessero alla riforma de’ costumi. Uno de’ savi eletti fu Bruneto della Rovere. Proposero varii capitoli che furono dal comune approvati e mandati eseguire. Ma poco frutto produssero, perchè le donne mondane invadeano lutti i quartieri della città, e molti faceano aperta professione di vivere in concubinato, sebbene fin dal 1436 si fossero appigionate case pel postribolo verso porta Posteria, con legge: che le donne di partilo vi dovessero rimanere;4 non potessero bere, mangiare o dormire, nè fallire di lor corpo in altro sito; uscissero di notte; ne’ soli giorni di mercoledì e di sabbato avessero facoltà d’uscir di giorno per la città, divisandosi con una fettuccia sopra la spalla destra; andassero a messa a S. Dalmazzo, purché non ne passassero il campanile, e a S. Andrea, purché facessero la via lungo il muro. Ma questi ordini non erano osservati, onde in marzo del 1482 si riformò: le donne mondane sfrattassero o si riducessero al postribolo fra tre giorni a pena della fustigazione; niuno fosse sì ardito di tener